Infiltrazioni ecoguidate
Con il termine di infiltrazione ecoguidate si intende comunemente la somministrazione di un farmaco per via topica, cioè locale, all’interno di una struttura anatomica situata in profondità.
Si tratta quindi di procedure invasive che si eseguono per mezzo di aghi di lunghezza e calibro appropriati. Il vantaggio di queste tecniche è quello di concentrare il farmaco nella sede anatomica dove esso deve agire, evitando o riducendo al minimo gli effetti indesiderati dati dall’assorbimento sistemico.
Per il trattamento delle sindromi dolorose della colonna vertebrale vengono abitualmente adoperati farmaci attivi sul dolore e sull’infiammazione come i cortisonici e gli anestetici locali. In genere si ricorre a queste procedure quando i farmaci somministrati per via generale (orale o intramuscolare) non sono efficaci, oppure provocano effetti collaterali intollerabili o sono controindicati (ad esempio in soggetti diabetici, ipertesi, donne in gravidanza ecc.).
L’obiettivo delle infiltrazioni ecoguidate possono essere sia le radici nervose (infiltrazioni peridurali, con approccio interlaminare, foraminale o caudale) sia le articolazioni zigoapofisarie o ancora le articolazioni sacro-iliache, che uniscono le ossa del bacino alla colonna vertebrale (infiltrazioni intrarticolari).
L’efficacia delle procedure infiltrative antalgiche sulla colonna vertebrale è tanto più alta quanto maggiore è la loro selettività, ossia la loro capacità di andare a trattare soltanto le strutture anatomiche responsabili della sintomatologia dolorosa, concentrando il più possibile l’azione dei farmaci su di esse, limitando di conseguenza il più possibile la dose di farmaco assorbita per via sistemica e quindi minimizzando gli effetti collaterali.
La selettività anatomica si può ottenere soltanto utilizzando una guida strumentale per identificare il livello da trattare. A questo scopo si possono utilizzare efficacemente i raggi X, che tuttavia hanno il problema di essere potenzialmente nocivi sia per l’operatore che per il paziente e quindi richiedono per il loro utilizzo apparecchiature e strutture dedicate con appositi dispositivi di radioprotezione.
La tecnica ecografica invece utilizza gli ultrasuoni e permette di individuare con estrema precisione le strutture anatomiche senza alcuna esposizione a radiazioni ionizzanti e utilizzando un apparecchio portatile che si può facilmente impiegare in un contesto ambulatoriale.
L’alta selettività di questa tecnica consente l’uso di aghi molto sottili e l’impiego di basse dosi di farmaci e di conseguenza la bassa incidenza di effetti indesiderati con la massima sicurezza e il massimo confort per il paziente.
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